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di Vincenzo Claps

MANZOLILLO

Olio su tela
cm 116 x 86,5

Biografia Vincenzo Claps

Vincenzo Claps nasce nel 1913 ad Avigliano (PZ) da una modesta famiglia artigiana. Il padre, fabbro, ne comprende fin dai primi anni la vena artistica. Grazie all’aiuto del Principe Doria, riesce a studiare presso la scuola artistica - industriale di Lecce. Frequenta poi il liceo Artistico e la Regia Accademia di Firenze. Per la tela Il Manzolillo gli è attribuito, a Firenze nel 1933, il premio Hollander dal pittore Ottone Rosai, che fu tra i suoi primi estimatori. Di uguale potenza espressiva, ottenuta grazie a uno scarno uso della materia pittorica e basse tonalità di colore, sono le tele Colloquio con la figlia morta (1938), Colazione frugale (1938) e Ragazzo dell’elementare (1948). Le opere di Vincenzo Claps s’ispirano in toto al mondo contadino. Grazie alla particolare attenzione dimostrata per le tematiche sociali è stato definito un precursore della pittura leviana Le sue ultime opere evidenziano insofferenza verso la rappresentazione realistica: sono tele cariche di allusioni magiche, ispirate alle tradizioni locali e al labirinto dell’inconscio. Dopo una stimata carriera d’insegnante presso l’Istituto Magistrale di Potenza, muore ad Avigliano nel 1975.

Il minorato psichico o Manzolillo è forse la tela più emblematica di Vincenzo Claps. Il soggetto rappresentato è un giovane minorato ospite dell’ospizio di Avigliano e garzone presso la forgia del padre del pittore. Il ragazzo è ritratto seduto, vestito della povera divisa collegiale, la testa rasata, segno degli esclusi. L’articolazione del quadro risulta particolarmente interessante: la figura è chiusa; sullo sfondo uno specchio riflette la schiena di Manzolillo; un berretto da collegiale è appeso al muro in alto a sinistra. I tre elementi consentono allo spettatore di avere una visione tridimensionale del soggetto. Insieme alla luce soffusa, languida, spettrale pare si diffonda nell’aria anche la povertà di Manzolillo: i suoi occhi sofferenti chiedono aiuto all’osservatore. Il ritratto è reso interamente con le gamme dei grigi e dei neri che contribuiscono a rendere maggiormente la condizione “chiusa e negata della libertà”.