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di Onofrio Martinelli

BOZZETTO PER I "GIGANTI"

Olio su tela
cm 65 x 60

Biografia Onofrio Martinelli

Nasce a Mola di Bari nel 1900. La pittura è la sua unica passione. Abbandona, infatti, nel 1921 gli studi di ingegneria a Roma ed entra in contatto con i pittori Felice Carena e Giovanni Colacicchi. Con quest’ultimo instaura una forte amicizia ed un’importante intesa artistica. Nel 1926 si trasferisce a Parigi nello studio del pittore Filippo De Pisis ed entra a far parte del primo gruppo di Peintres italiens de l’Ecole de Paris in cui già opera Giorgio De Chirico. Nel 1931 ritorna in Italia: è il momento di maggior vicinanza stilistica con Colacicchi e gli altri esponenti della “Scuola romana”. I capolavori della maturità martinelliana sono le tele I Giganti e Composizione di nudi. Nel 1943 sposa la pittrice Adriana Pincherle e si stabilisce a Firenze; qui è protagonista del Neoumanesimo fiorentino, movimento ispirato alla pittura figurativa e distante sia dal realismo sociale, sia da tendenze astratte. La sua prima personale alla Biennale di Venezia è del 1956: una rassegna di nudi, paesaggi e nature morte, da sempre suoi temi prediletti. Muore a Firenze nel 1966. Il suo contributo pittorico è riconosciuto dalla rassegna Rinnovamento dell’arte italiana dal ‘30 al ‘45.

Onofrio Martinelli realizza l’imponente tela I Giganti per l’edizione del 1937 del Concorso Gaetano Bianchi. Nonostante rappresentasse un episodio della Divina Commedia, tema del premio, l’opera fu esclusa dalla competizione, poiché non presentava riferimenti alla storia fiorentina, come richiesto dal bando. I Giganti simboleggia, nella trasfigurazione del mito, la complessa personalità dell’autore. Martinelli rinuncia ad ogni invenzione compositiva e s’ispira ad una illustrazione botticelliana della Commedia, affidandosi unicamente al colore. Le tematiche del mito, introdotte da Giovanni Colacicchi, sono qui riprese assieme ad un’impostazione prospettica classica nel ricordo di Piero della Francesca. Per il senso d’inquietudine che trasmette, l’opera è stata interpretata come metaforico presagio dell’imminente conflitto mondiale. Degna di nota è la somiglianza dei Giganti con Composizione di nudi (1938) in cui il pittore propone lo stesso gruppo di figure.