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Bottega di Antonio Stabile

RESURREZIONE

Olio su tavola
cm 180 x 163

Biografia Antonio Stabile

Quella di Antonio Stabile è la storia di un pittore dimenticato per quattro secoli. De Dominici nel ‘700 ne altera il cognome in “Sensibile” contribuendo ad offuscarne la memoria. Solo nel 1981 la studiosa d’arte Antonella Miraglia ne restituisce l’identità attribuendogli un corpus di oltre trenta opere. Nato presumibilmente a Potenza, intorno al 1540, lo Stabile ha qui bottega con il fratello Costantino, nella chiesa sconsacrata di S. Nicola. È per scelte formali e tematiche un chiaro interprete della Controriforma. L’impostazione arcaica del disegno, l’uso replicato dei simboli devozionali, la soluzione del polittico sono da ricondurre ad una formazione vicina alla cerchia dei pittori attivi nell’area campana, quali il Criscuolo e il Lama, che presenta chiari riferimenti al raffaellismo di genere e ad influssi bramantineschi. Tuttavia, la presunta permanenza di Leonardo Da Pistoia in Lucania, consentirebbe di ipotizzare un collegamento dello Stabile con la scuola toscana, presso la quale avrebbe mosso i primi passi. Muore presumibilmente intorno al 1580: la stessa datazione è stata avanzata per le tavole Deposizione e Resurrezione che, quindi, risultano “opere di bottega”.

Resurrezione e Deposizione, insieme con una lunetta raffigurante l’annunciazione, illustrano le tre fasi salvifiche del Cristo redentore: incarnazione, morte e resurrezione. Le tavole in origine erano parte di un solo complesso figurativo proveniente dal monastero potentino di S. Luca, soppresso nel 1862. In Resurrezione, il Cristo risorto, tema che compare ripetutamente nei polittici dagli anni Settanta del XVI secolo, si eleva al di sopra del sepolcro aperto, contrariamente all’episodio evangelico. Il Redentore benedicente non è posto più su di una lunetta sovrastante, ma ascende al cielo portato su una nuvola da una schiera di angeli in volo. I personaggi in primo piano riempiono interamente la tavola coprendo il paesaggio retrostante, che scompare quasi del tutto, perdendo d’importanza rispetto all’evento narrato e al messaggio sotteso. La figura di Cristo si esprime in tutto il suo valore spirituale.