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Bottega di Antonio Stabile

DEPOSIZIONE

Olio su tavola
cm 190 x 163

Biografia Antonio Stabile

Quella di Antonio Stabile è la storia di un pittore dimenticato per quattro secoli. De Dominici nel ‘700 ne altera il cognome in “Sensibile” contribuendo ad offuscarne la memoria. Solo nel 1981 la studiosa d’arte Antonella Miraglia ne restituisce l’identità attribuendogli un corpus di oltre trenta opere. Nato presumibilmente a Potenza, intorno al 1540, lo Stabile ha qui bottega con il fratello Costantino, nella chiesa sconsacrata di S. Nicola. È per scelte formali e tematiche un chiaro interprete della Controriforma. L’impostazione arcaica del disegno, l’uso replicato dei simboli devozionali, la soluzione del polittico sono da ricondurre ad una formazione vicina alla cerchia dei pittori attivi nell’area campana, quali il Criscuolo e il Lama, che presenta chiari riferimenti al raffaellismo di genere e ad influssi bramantineschi. Tuttavia, la presunta permanenza di Leonardo Da Pistoia in Lucania, consentirebbe di ipotizzare un collegamento dello Stabile con la scuola toscana, presso la quale avrebbe mosso i primi passi. Muore presumibilmente intorno al 1580: la stessa datazione è stata avanzata per le tavole Deposizione e Resurrezione che, quindi, risultano “opere di bottega”.

La Deposizione, datata 1580, è figurativamente corrispondente a quella riprodotta nello scomparto centrale del Polittico di Tramutola (1569), la più antica opera attribuita allo Stabile. Dal 1580 i modelli figurativi del pittore potentino si diversificano: rinuncia alla forma espositiva del polittico optando per un unico supporto, la tela o la tavola. Nella Deposizione, la sofferenza mistica traspare dal corpo di Cristo, incavato, smagrito ed emaciato; i santi sono figure non più isolate nei rispettivi pannelli laterali, ma prendono parte al mistero divino allungandosi in atteggiamento malinconico. L’espressione dei volti, l’austerità dell’ambientazione sfrondata di ogni accessorio, il compianto delle pie donne e della Vergine Maria che si staglia sul fondo scuro, in comunicazione diretta con chi guarda, sono di certa influenza fiammingo-iberica oltre che propri della pittura devozionale napoletana degli anni Cinquanta e Sessanta. Con i suoi echi di spiritualità spagnola e l’attitudine al misticismo la tavola è riconducibile allo stile tipico delle opere dei primi anni di attività dello Stabile.